I siti web attivi nel mondo? Quasi 200 milioni

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I siti web attivi nel mondo sono quasi 200 milioni. E’ ancora possibile emergere su Google in un World Wide Web così affollato? Come può una PMI gettare le basi per uno sviluppo digitale nel 2022.

Qualche giorno fa mi sono posta la domanda su quanti fossero i siti web attivi nel mondo, per rispondere ad un imprenditore con cui stavo chiacchierando e che mi chiedeva molto gentilmente “Come si fa a diventare primi su Google”?

La domanda lì per lì potrebbe sembrare ingenua e molte agenzie rispondono a tale ingenuità offrendo formule miracolose e frasi fatte. Ma nessun imprenditore, per quanto ingenuo, merita risposte del genere.

Esistono pratiche diffuse tra i SEO e noi ci annoveriamo tra i molti a proporre questi servizi. I migliori SEO possono sicuramente offrire migliori risultati, ma per serietà non possono “garantire” la prima posizione, né la prima pagina: è più onesto fornire un ordine di probabilità di posizionamento, e i risultati peraltro si ottengono in tempi non certo immediati.

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Oltre a questo, se la domanda ritenuta ingenua può essere frutto di informazioni obsolete sulla materia, è bene avvisare gli imprenditori che un posizionamento di grande rilievo su Google oggigiorno richiede investimenti molto più corposi di una volta, investimenti che il piccolo imprenditore spesso non è preparato a fare.

Il fatto è che oggi la percezione comune di chi lavora nel digital marketing è quella che il web è sovraffollato di siti di aziende, e il sovraffollamento, si sa, genera molta competizione che si riflette sui costi per promuovere il proprio sito.

Ma per rispondere all’imprenditore avevo bisogno di qualcosa di più di una semplice percezione, mi sono posta la domanda su quanti fossero i siti web attivi nel mondo e mi sono imbattuta in questo dato davvero pazzesco.

Sulla Terra ci sono quasi due miliardi di domini registrati (1).

Di questi, la maggior parte è inattiva, come i domini web lasciati in parcheggio.

La rimanenza, quasi 200 milioni (2), rappresenta i siti web effettivamente online, cioè i siti che mostrano una home page con contenuti unici.

La crescita maggiore si è avuta nel 2017 quando il numero di domini registrati è aumentato, in un solo anno, di circa 700 milioni. Da allora abbiamo raggiunto una specie di plateau e la crescita anno su anno è limitata o addirittura (come nel 2018) in negativo.

Dal 2018 poi è ripreso il trend di crescita che sta continuando anche oggi, complice forse il periodo di pandemia, periodo in cui il distanziamento sociale forzato ha causato da parte di aziende e utenti l’utilizzo degli strumenti digitali per sostituire gli acquisti in presenza.

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Elaborazione grafica Statista.com su dati Internet Live Stats al 6 agosto 2021

Come si spiega questo boom? A mio avviso la spiegazione sta tutta nella democratizzazione della tecnologia.

Siti web: all’inizio regnava il codice

Anni fa, l’unico modo per creare un sito web era quello di scrivere il codice, riga per riga, mettendoci anche molti mesi per completare il lavoro. Erano necessarie competenze informatiche di alto livello, i costi erano enormi e solo poche aziende potevano permetterselo. Di contro, posizionare quei siti sui motori di ricerca era relativamente semplice e la SEO era basata più che altro su “trucchetti del mestiere”.

Dal 1995 le grandi aziende, che producevano molti contenuti di marketing, cominciarono a sentire l’esigenza di poterli pubblicare online senza avere conoscenze tecniche. Per loro uso interno nacque quindi il primo CMS (Content Management System) denominato Vignette.

Siti web: poi vennero i CMS

Il concetto di CMS da allora si è fatto strada e ha ispirato, tra il 2001 e il 2005, la nascita di nuovi sistemi di pubblicazione, liberi e open source, tra cui Drupal, Joomla e WordPress.

Ad oggi WordPress è utilizzato nel 63,6% di tutti i siti web e nel 38% dei siti basati su CMS (3).

Questa democratizzazione della tecnologia facilita e accelera la creazione dei siti web e oggi le competenze tecniche necessarie sono minime.

Alcune conseguenze sono:

  • il costo medio di un sito web si è notevolmente abbassato
  • moltissime agenzie e freelancer offrono la creazione dei siti, anche come attività collaterale.
  • molte aziende e professionisti scelgono di creare il proprio sito in autonomia o di affidarli ad un amico o parente

con il risultato che abbiamo visto all’inizio di questo articolo: oggi la Rete ospita quasi due milioni di siti web attivi e quasi 2 miliardi di domini.

Netcraft survey feb2022
Totale domini esistenti vs. totale siti web attivi, Netcraft, indagine febbraio 2022

Siti web, il panorama attuale

Con l’aumento dei siti web sono aumentati a dismisura i contenuti pubblicati. C’è una tale quantità di contenuti che molti finiscono con il somigliarsi ed è sempre più difficile differenziarsi agli occhi di chi cerca un’azienda o un prodotto e, di riflesso, agli occhi di Google.

Oggigiorno non sono più necessarie competenze tecniche per creare un sito. La barriera tecnologica all’ingresso si è notevolmente abbassata ma nel contempo, a causa dell’affollamento e dell’aumento di competizione, si è fortemente alzata la barriera delle competenze di marketing. Oggi più che mai sono necessarie competenze di:

  • branding, per creare un’identità subito visibile e accattivante;
  • ascolto dei bisogni del mercato, per individuare i problemi che l’azienda può risolvere in modo originale e per trovare i gruppi di clientela potenziale da coinvolgere con la proposta di valore;
  • posizionamento, per caratterizzare e differenziare la propria offerta in modo che diventi memorabile
  • padronanza dei linguaggi di comunicazione e delle dinamiche tipiche del mondo online, per formulare strategie che raggiungano il giusto pubblico nei giusti luoghi virtuali e per affrontare anche i giganti del web come Amazon.

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Il divario di competenze risulta naturalmente più profondo nelle PMI italiane, molte di loro abituate finora a promuoversi solo offline: in questo 2020 così particolare, queste vedono ridursi le occasioni di incontro e promozione in presenza come mercati, fiere, convegni e festival e, cercando di trasferire online le loro tecniche di promozione, partono svantaggiate per la scarsa familiarità con i nuovi strumenti e contribuiscono all’ulteriore affollamento di una piazza apparentemente già satura.

Perciò, tornando alla domanda fondamentale: come può una PMI italiana pensare di arrivare in cima a Google nello scenario di oggi? La risposta che mi sento di dare in tutta onestà è “Investendo energie e denari in una revisione anche radicale del loro marketing per formulare, anche coadiuvati da un’agenzia, una intelligente strategia di promozione e acquisizione clienti basata sul mondo online.

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Fonti e approfondimenti:

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